Piccolo trattato di botanica cestistica

di Francesco Sarti

Ed ecco un tipico esemplare di pianta del canestro.

Cresciuta originariamente in America del Nord, nello Stato del Massachusetts, alla fine del diciannovesimo secolo, nel corso di quello successivo si è progressivamente diffusa in tutto il mondo, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Si tratta di un arbusto rampicante, amante dei climi caldi, possibilmente da tutto esaurito, che genera fiori dalla consistenza lignea, esitanti in un’appendice ferrosa rotonda, da cui scendono curiosi pistilli a forma di rete.

La parte lignea, se colpita da un pallone, può essere utilizzata insieme a quella ferrosa per generare dei punti, volti ad assegnare la vittoria in apposite gare di abilità, solitamente coinvolgenti da quattro a dieci persone, a seconda degli spazi e dei vegetali a disposizione.

La pianta, che di per sé alligna in ambienti periferici, è anche sottoposta a coltivazione in aree cittadine (si riconosce dai caratteristici fiori in plexiglass), mediante enormi serre capaci di ospitare svariate migliaia di paganti, purché vi sia un parcheggio nelle vicinanze.

In simili contesti, può ancora capitare, talvolta, di assistere a un rito pagano consistente nel taglio dei pistilli a fini celebrativi. L’evento è diffuso in mondovisione, salvo chiusura anzitempo del collegamento televisivo.

In Europa, rientrando nella flora protetta, il canestro non può essere fruito continuativamente per più di quaranta minuti, con pause riflessive ogni dieci. In America del Nord, invece, è stato liberalizzato l’uso per quarantotto minuti (con pause ogni dodici). In ogni caso, la generazione di punti, per non mettere a rischio il fiore, deve avvenire entro ventiquattro secondi.

Ovviamente queste regole non valgono all’aperto, essendo già assicurato il ricambio d’aria.

Note a bordo campo

Struttura: pianta

Fondo: qualsiasi

Accesso: libero o previo acquisto del biglietto

Luogo: ovunque

Photo by: Jet Balderson (@jetbald)

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